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“Siccome la vita è un tessuto continuo, siccome qualsiasi inizio è arbitrario, allora è perfettamente legittimo di cominciare la narrazione in medias res, in un momento qualsiasi.”

Italo Calvino, Lezioni americane

09 Maggio 2023

Dialogo tra A e Z

 

Riporto qui il dialogo tra A e Z, ma bisogna tenere in considerazione che tra l’una e l’altra ci sono in potenza tutte le altre lettere che, forse, avrebbero voluto dire qualcosa.

 

A: questa pittura è l’opposto del liscio?

Z: se mettiamo che al liscio nulla si attacca*, qui gli strati pittorici sovrapposti cercano di incorporare più materia impalpabile possibile.

A: quindi cosa? Cos’è questa materia impalpabile?

Z: la luce e l’aria per esempio, ma anche il buio o la polvere, lo spazio insomma.

A: bene, sono contenta che non hai detto vuoto..

Z: tu menti. Sai che da tempo lavoro sull’alternanza vuoto/pieno, pensi che adesso questa dicotomia non ci sia? Non l’ho detto perché bisogna stare attenti alle parole, che a volte creano un senso e poi un’altro o l’opposto.

A: allora dimmi in che rapporto stanno il vuoto e lo spazio secondo te.

Z: il vuoto può essere considerato uno spazio diversamente pieno.

A: il politically correct dei concetti?

Z: no parlo di me, i buchi sono contenitori e presagi, oppure se vuoi delle promesse.

A: non ti seguo più.

Z: negli intarsi taglio lo spazio della trama, che sia tela o carta o feltro, creando dei buchi, e dentro questi buchi c’è in potenza il mondo intero.

A: in potenza?

Z: si, per questo ho usato prima le parole presagio o promessa, perché il buco, quello spazio diversamente pieno, oltre a creare un’interruzione nel tessuto, oltre a disegnare un tracciato, apre alla possibilità della “scoperta di ciò che si trova in esso”*.
In potenza perché è reale solo se qualcuno lo abita riempiendolo della sua immaginazione. Adesso per esempio non riesco a guardare Oltremare senza sentire urla silenti naufragate, e magari quel pallone fosse servito come salvagente.

A: in Oltremare si manifestano varie istanze mi sembra. Per esempio, puoi concentrarti sul pieno e vedere il profilo del mediterraneo o puoi vederci una bocca o un cavalluccio marino, qualcuno ha detto. Puoi concentrarti sull’idea di confine e soglia o sulle costellazioni di arcipelaghi al suo interno, oppure puoi usare le trame per muoverti attraverso i vettori..

Z: forse si. Comunque gli intarsi cambiano nel tempo, si muovono con noi, e credo che sia una proprietà dello spazio bucato che ingloba nel lavoro lo spazio sotto, lo spazio che la traiettoria della luce illumina anche.

A: e tutto questo discorso come si lega alle pitture di questo momento?

Z: si brava, bisogna tornare al principio di questa pagina, ma per farlo preferisco proseguire per gradi.
Dunque all’inizio c’è sempre uno spazio, che identifichiamo nel supporto.
Il supporto che prediligo in questo momento è la tela dipinta dal retro, con la sua trama color sabbia ben visibile, oppure la carta da parati anche questa con una matericità notevole.
Poi c’è un fondo che spesso non riempie tutta la superficie, s’interrompe e lascia scoperto il supporto mettendo in risalto la trama.
Il fondo è una specie di punto medio, che è già ad un piano differente rispetto al supporto, ed è forse il piano da cui la figura può esistere e dissolversi allo stesso tempo. E adesso anche se avrei continuato a parlare del fondo, siamo già alle figure, ma su di esse faccio fatica a dire cose.

A: perché?

Z: quando ho ripreso a dipingere ho pensato: il soggetto della pittura è la pittura. E così mi sono sentita libera. Avevo bisogno di sospendere il giudizio del soggetto, non volevo che il soggetto venisse prima della pittura. Ho cominciato a costruire uno spessore pittorico con una regola piuttosto rigida, pennellate verticali e orizzontali, pennello asciutto e corto, passaggi e gradazioni realizzati per successive sovrapposizioni, palette limitata. E così sono arrivate loro, le figure. Loro forse servono alla pittura per potersi fare, servono allo spazio vuoto per avere qualcosa su cui inverarsi, servono alla luce per poter avere l’ombra. Di solito sono due, due figure, ma non sempre, perché mi piace vedere come si relazionano nello spazio.
E lo spazio, il fondo, che a volte come detto lascia dei vuoti, frastaglia i contorni delle figure, mescola la materia impalpabile insieme a quella della pittura e le ingloba.

A: C’è un’una sorta di movimento, forse per la compresenza di più piani leggermente sfasati.

Z: si, mille piani, mi piacerebbe.

21 marzo 2023

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*<Bartleby… è troppo liscio perché una qualsiasi proprietà possa farvi presa> G.Deleuze, Bartleby o la formula, p.20. (Quodlibet).
*Musica e spazio bucato, di Ronald Bogue, traduzione Davide Tolfo, La Deleuziana – Online Journal of Philosophy n.10/2019 – Rhythm, Chaos and Nonpulsed Man, p.31.

Doppio intarsio C22, tela, vernice e legno, 43×43 cm, Dicembre 2022.

Senza titolo, acrilico su tela, 50×50 cm, dicembre 2022.

Anno: 2020-2024

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