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“Siccome la vita è un tessuto continuo, siccome qualsiasi inizio è arbitrario, allora è perfettamente legittimo di cominciare la narrazione in medias res, in un momento qualsiasi.”
Italo Calvino, Lezioni americane
14 Giugno 2018
Faceva bene mio padre a dirmi di firmare e datare i miei lavori. Io spesso non l’ho fatto, così mi ritrovo una gran quantità di carte che non so più collocare in un tempo specifico.
Tutto si mescola come in modalità Multiply di Photoshop.
Questo per esempio, potrebbe essere di cinque o venti anni fa.
Io non ne ho memoria se non nel presente.
Concetto complicato questo del tempo. Tutto si mescola e mi preme in questo presente. Anche i ricordi li ricordi nel momento in cui li ricordi no? Dunque sono presenti.
Memoria, passato, durata, palla di neve, Bergson:
“Vi è almeno una realtà che tutti noi cogliamo dall’interno, per intuizione, e non per semplice analisi: la nostra persona nel suo scorrere attraverso il tempo, il nostro io che dura… Quando faccio scorrere sulla mia persona, supposta inattiva, lo sguardo interiore della coscienza, percepisco dapprima una specie di crosta solidificata in superficie: sono le percezioni, che vi giungono dal mondo materiale… esse cercano di raggrupparsi in oggetti. In seguito, percepisco i ricordi, più o meno aderenti alle percezioni, e che servono a interpretarle. Tali ricordi si sono come staccati dal fondo della persona, attratti alla superficie da percezioni che loro assomigliano: essi si sono posati su di me, senza essere in tutto e per tutto me medesimo. Infine, sento manifestarsi tendenze, abitudini motorie, una quantità di azioni virtuali più o meno solidamente legate a quelle percezioni e a quei ricordi. Tutti questi elementi … orientati dall’interno verso l’esterno, costituiscono, riuniti, la superficie di una sfera che tende ad allargarsi e a perdersi nel mondo esterno. Ma, se mi raccolgo dalla periferia verso il centro, se cerco al fondo di me ciò che più uniformemente, più costantemente e durevolmente è me stesso, trovo tutt’altro. Al di sotto di quei cristalli ben delineati e di quella superficie congelata, vi è un flusso continuo, non comparabile a nulla di ciò che ho visto fluire. È una successione di stati, ciascuno dei quali preannuncia quello che segue e contiene quello che lo precede. In verità, essi non sostituiscono stati molteplici se non quando già son passato oltre ad essi, e mi rivolgo indietro per osservare la traccia: mentre li provavo erano così solidamente organizzati… che non avrei saputo dire dove uno qualsiasi di essi finisse e l’altro cominciasse…” La fusione della realtà nella durata, Henri Bergson, 1903.
La questione di sistemare, datare e mettere a posto le cose è una roba da collezionisti, insomma, per tipi ordinati. Anche ci fossero tante cartelline con le targhette degli anni passati molte cose adesso non saprei dove metterle.
Giusto ieri Anna mi ha chiesto cos’è il tempo.
“Ora, io mi ritrovai nel fiume asciutto”, questo ora, presente adesso, in continuità con il passato remoto, dice già tutto o quasi. Fiume asciutto, Prima che tu dica <<Pronto>>, Italo Calvino.
Ma di questo racconto vi parlo in un’altro post che già così tanta roba.
P.s.: Scusate la lunghezza della citazione ma era difficile tagliare.
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